In occasione del quarantunesima Anniversario della storica Marcia antimafia, che si svolse da Bagheria e Casteldaccia il 26 Febbraio 1983, su proposta del Centro Studi Pio La Torre di Palermo, le scuole di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate, hanno promosso dal 17 al 26 febbraio una serie di incontri, assemblee, dibattiti per consentire ai ragazzi di incontrare e dialogare con chi vi partecipò personalmente sia nel ruolo di promotore (come don Cosimo Scordato, padre Francesco Michele Stabile, Vito Lo Monaco, fondatore del Centro Studi Pio La Torre) sia nel ruolo di “semplice” studente in marcia con i compagni.
A tal proposito, la nostra scuola, aderendo con entusiasmo all’iniziativa, ha invitato a presentare la propria testimonianza padre Francesco Michele Stabile, il professore Maurizio Padovano e Agostino D’Amato, segretario del Centro Studi Pio La Torre. All’incontro, che si è svolto nella palestra della scuola il 26 febbraio, hanno preso parte le classi terze, che dopo gli interventi degli ospiti hanno rivolto loro anche delle domande.
I tre interventi hanno permesso di conoscere la genesi ed il valore della storica marcia partendo da punti di osservazione diversi.
Dopo i saluti e la presentazione della Dirigente scolastica Prof.ssa Giuseppina D’Amico e della referente alla legalità prof.ssa Angela Spanò e’ intervenuto dapprima Padre Stabile, docente di Storia della Chiesa alla Facoltà teologica di Palermo, fondatore insieme a don Cosimo Scordato del Centro sociale “S. Francesco Saverio” all’Albergheria, coordinatore della commissione per la beatificazione di padre Pino Puglisi, parroco impegnato nel sociale, promotore di quel bisogno di riscatto della Chiesa dai legami ambigui con la mafia, di cui si è occupato in tanti libri, fra cui “La Chiesa sotto accusa. Chiesa e mafia in Sicilia dall’Unificazione italiana alla strage di Ciaculli” di recente pubblicazione. Don Francesco ha dunque ripercorso con la memoria gli anni difficili della guerra di mafia che, a partire dalla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta, insanguinava quotidianamente le strade del cosiddetto “Triangolo della morte”, cosi come era stato soprannominato il comprensorio fra Bagheria, Altavilla e Casteldaccia. Ha quindi evidenziato come l’escalation di violenza abbia generato un sentimento di sdegno sempre più forte nella società civile, che spinse alcuni parroci (guidati dallo stesso padre Stabile) a firmare una lettera aperta alle comunità ecclesiali, letta in tutte le chiese locali il 15 Agosto 1982, in cui si prendevano le distanze dal fenomeno mafioso e dalla sua logica di morte. Seguirono poi altre iniziative, come incontri e dibattiti pubblici, promossi anche da altre associazioni laiche, che pian piano portarono all’ideazione di tale marcia, che si proponeva come “nuova” rispetto al passato, perché mirava al coinvolgimento di tutta la società civile, senza alcuna connotazione politica e ideologica. Per la prima volta, infatti, marciavano a testa alta associazioni, operai, sindacalisti, studenti, comunità parrocchiali, semplici cittadini, uniti da un messaggio univoco: dire no alla mafia.
Altri ricordi ed un altro sguardo ha offerto la testimonianza di Maurizio Padovano, docente del Liceo Classico Scaduto di Bagheria nonché autore di diversi romanzi, all’epoca della marcia “semplice” studente dello stesso Liceo nel quale oggi insegna. Il professore Padovano ha, infatti, raccontato come abbia vissuto la sua adolescenza proprio durante quegli anni terribili della guerra di mafia quando pronunciare la parola “mafia” era un vero e proprio tabù e di come, invece, dapprima il verificarsi di delitti “eccellenti” come quello del segretario del Partito Comunista Pio La Torre e quello del Prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa e poi la partecipazione alla Marcia Bagheria-Casteldaccia, abbiano segnato in lui uno spartiacque decisivo anche nelle scelte personali future. La sua testimonianza ha offerto quindi agli alunni la possibilità di riflettere su quanto ciascuno di loro possa fare sulla strada della legalità con le piccole scelte quotidiane.
Infine, Agostino D’Amato, attraverso delle emozionanti immagini d’epoca tratte da un servizio televisivo della RAI, ha catapultato gli alunni nell’atmosfera che si respirava quel 26 Febbraio 1983 per le strade di Bagheria e Casteldaccia, affollate e colorate per la presenza di tanti striscioni contro la mafia. Ha poi ricordato la storia e il ruolo svolto dal Centro Studi Pio La Torre nella conoscenza del fenomeno mafioso e nella promozione della cultura antimafia, sottolineando in particolare il valore della figura di Pio La Torre, ucciso dalla mafia il 30 Aprile 1982, dal suo impegno giovanile di sindacalista a quello politico nella Commissione parlamentare antimafia e a quello di segretario di partito, fino alla legge da lui promossa, la cosiddetta Rognoni-La Torre, la cui approvazione è stata fondamentale negli anni a venire per contrastare il potere mafioso, con il riconoscimento del reato di associazione mafiosa e con la confisca dei patrimoni di provenienza illecita. Diventa quindi fondamentale, ha continuato D’Amato, ricordare quella prima marcia come esempio e monito dell’impegno quotidiano di ciascuno di noi per poterci finalmente liberare dal dominio mafioso.
L’Assessore all’Istruzione Provvidenza Tripoli, intervenuta all’incontro, ha ribadito infine quanto sia importante oggi parlare di mafia a scuola, sottolineando quanto la partecipazione a quella marcia di tanta gente, ripetuta poi negli anni successivi, costituisca ancora oggi un esempio di libertà nel manifestare apertamente il proprio pensiero in vista del raggiungimento di un obiettivo comune.
La referente dell’educazione alla legalità
Angela Maria Spanò
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